Corte dei Conti

Il Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti, nella persona del Presidente dr. Angelo Buscema, ha diramato una risoluzione con la quale auto-candida i MAGISTRATI CONTABILI a sostituire i MAGISTRATI TRIBUTARI (in allegato).
Secondo la risoluzione, che è stata indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, Il CONTROLLO DELLA SPESA attualmente assegnato alla CORTE si salderebbe col CONTROLLO DELL’ENTRATA PUBBLICA, CON BENEFICI – secondo l’organo di autogoverno contabile – per una migliore valutazione e verifica degli EQUILIBRI DI BILANCIO.

L’iniziativa è davvero inusitata: un plesso giurisdizionale chiede l’attribuzione di nuove competenze per divenire, da giudice della SPESA (art. 103 Cost.), anche giudice dell’ENTRATA.

A parte tutte le problematiche di ordine costituzionale nel trasferimento ad un giudice speciale delle competenze di altro giudice speciale, sovvengono forti dubbi in ordine all’opportunità di tale iniziativa:

  • è opportuno che il Giudice della SPESA si occupi delle ENTRATE, ossia è Giudice imparziale, terzo, equidistante quello che da sempre tutela la CASSA dello Stato?
  • è sostenibile una riforma che assegni anche il contenzioso tributario a poco più di 600 MAGISTRATI (in ruolo in meno di 400) già al lavoro con forti carenze d’organico su ALTRE impegnative attività (giurisdizionali e di controllo)?
  • è attuabile una riforma che oggi vede le sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti presenti nei soli capoluoghi di Regione o a Roma mentre il giudice tributario è giudice di prossimità a livello provinciale e regionale?

Per non dire che se a ragione si sostiene che la magistratura tributaria dovrebbe essere terza, imparziale ed autonoma anche dall’esecutivo, oggi invece il Governo conferisce incarichi di consigliere della Corte dei Conti (D.P.R. n. 385/1977) e ne nomina il Presidente (L. 202/2000).

Insomma, è davvero da domandarsi se sia opportuno e costituzionale assecondare la richiesta dei magistrati contabili.

Questo il testo completo del comunicato stampa:

“Nel solco del dibattito che si sta sviluppando intorno alla riforma della giustizia tributaria, la Corte dei conti intende offrire, quale Magistratura posta dalla Costituzione a salvaguardia degli interessi dell’Erario, il proprio contributo al migliore esercizio della giustizia tributaria stessa. E’ urgente e imprescindibile una riforma della giustizia tributaria, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali della Corte medesima”.

È quanto prevede una risoluzione del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte dal Presidente dell’Istituto Angelo Buscema.

La riforma della giustizia tributaria è un tema avvertito da più parti, anche se con prospettive diverse. Nella precedente legislatura, è stato presentato in Parlamento un numero rilevante di disegni di legge, alcuni stralci sono entrati in testi normativi approvati dalle Camere ed oggi divenuti leggi della Repubblica.

“I vari orientamenti di riforma sono sostanzialmente convergenti, alla luce dei più rilevanti problemi che oggi caratterizzano la giustizia tributaria, sia in termini di maggiore imparzialità, indipendenza e terzietà dei giudici tributari, che in termini di rafforzamento della loro professionalità, da assicurare anche mediante uno statuto unitario di assunzione e di trattamento economico, così come pure in termini di recupero di una più “ragionevole durata” del processo tributario, da assicurare anche mediante “giudici monocratici” e con istituti deflattivi del contenzioso”, si legge ancora nel documento.

“L’idea di fondo di concentrare in una stessa Magistratura la salvaguardia degli interessi dell’Erario e del Fisco, in una visione di miglior sviluppo funzionale dei rapporti esterni tra i terzi contribuenti e l’apparato pubblico, da un lato, e dei rapporti interni, tra i dipendenti preposti all’esercizio delle funzioni tributarie ed il relativo Ente di appartenenza, dall’altro, era già prospettata negli Anni Settanta” – sostiene il Consiglio di Presidenza – “L’attribuzione della giurisdizione tributaria al plesso giurisdizionale che già ha cognizione della contabilità pubblica, dovrebbe poter contribuire a rafforzare l’idea unitaria (sostanziale-processuale) dell’entrata pubblica come premessa logico-economica e giuridica essenziale della spesa, in rapporto alla quale valutare con maggiore attendibilità gli equilibri di bilancio, nel più ampio quadro del ‘Coordinamento della Finanza Pubblica’ e della ‘Unità Economica’ del Paese.”

Corte dei conti
Ufficio stampa

Qui il documento del Consiglio di Presidenza della CdC: Risoluzione del 24 ottobre 2019.